Compiti a casa & poiane – Parte 1

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SCENA 1 (elementari-medie)
Interno, giorno. Pomeriggio domenicale.
Papà e mamma leggono, guardano la tv, fanno qualche lavoro di casa.
Il bambino DOVREBBE fare i compiti…
“Gigetto, fai i compiti”
“Dopo, mamma”
….passa un’ora (lego, cartoni, carte di Yu- Gi-Oh, cartoni, lego)
“Gigetto, adesso fai i compiti!” (Tono già leggermente alterato)
“Sì mamma, ora li inizio”
…..’passa un’altra mezz’ora (tablet, gormiti, cartoni)
“Puoi dire a TUO figlio di fare i compiti?”
“Gigetto, fai i compiti ORA!” (Tono imperativo da pater-familias)
…………………………..(nessuna risposta)…………………..
“Gigetto!!” (Urlando, si alza dal divano e va a prendere il figlio in camera).
Segue lite da manuale….grida, pianti, rimproveri.
Epilogo:
Mamma e/o papà abbandonano le loro attività, scuotendo la testa; Gigetto controvoglia si siede al tavolo, ancora singhiozzando per la scenata, uno dei due genitori a fianco a lui:
“allora, apri il libro, a pag 45, ora scrivi, qui, no hai sbagliato cancella, ma stai ascoltando? Dai, riscrivi, su avanti ora prendi la penna rossa, dai adesso scrivi…”

SCENA 2 (medie-superiori)
Interno, giorno. Pomeriggio domenicale.
Papà e mamma leggono, guardano la tv, fanno qualche lavoro di casa.
Il ragazzo DOVREBBE fare i compiti…
“Gigione, fai i compiti”
“Ok, mamma” (si chiude in camera, modalità: DO NOT DISTURB, E’ IN CORSO LA FISSIONE DELL’ATOMO)
Seguono fasi fondamentali del pomeriggio di studio:
-Preparazione postazione di lavoro (mettere a posto i pennarelli in ordine di colore, estrarre i libri, impilarli, creare una torre, notare che la torre tende a cadere, temperare le matite, accorgersi che si è persa la matita nera, cercarla, preparare evidenziatori di vari colori, provarli per vedere se sono scarichi): 45 min;
-Preparazione social network per non sentirsi soli nel duro lavoro dello studente (accensione facebook, ask, cellulare pronto su whatsapp): 15 min;
-Controllo dei suddetti social network per non perdersi importanti notizie di eventi occorsi negli ultimi 5 minuti: 30 min;
-Preparazione vettovaglie da sgranocchiare studiando, al fine di sostenere il fisico e recuperare le energie perse (succo, merendine, snack, caramelle varie): 10 min;
-Inizio lettura argomento studio con sottolineatura: 5 min
-Pausa per recuperare la stanchezza (play-station, nintendo, wii, social network, ipod): 50 min
“Gigione, hai studiato?”
“Sì mamma”
Epilogo:
Sul diario, scritto in rosso:
Interrogazione di storia: Gigione si presenta impreparato, pur affermando di aver studiato, voto: 3

Vi ci ritrovate?
Quali siete dei due scenari?
Siete genitori “poiane”, che stanno addosso ai ragazzi per farli studiare, oppure li lasciate soli ad affrontare il panico da scrivania?
Come si fa, quando i nostri ragazzi non vogliono studiare? E’ meglio incalzarli, col rischio che deleghino sempre a noi, o lasciarli stare, col rischio che non studino niente?

Argomento molto complesso, lo dividerò in più post perché sarebbe troppo lungo.

Partiamo da una considerazione..sulla motivazione allo studio incidono molti fattori diversi, alcuni legati alla personalità, alcuni legati all’ambiente (casalingo, scolastico, sociale), alcuni alla maturazione cognitiva.
Escludiamo per il momento difficoltà specifiche come ad esempio i disturbi di apprendimento o altro, e concentriamoci su un alunno “normale” (le virgolette sono d’obbligo: come diceva Basaglia” visto da vicino, nessuno è normale”)
Cos’è che supporta la motivazione e la buona riuscita del percorso scolastico?
Ci sono dei fattori ambientali facilitanti: fornire un buon esempio (vedere i genitori che leggono o studiano funziona molto di più che ripetere al bambino che deve leggere o studiare), leggere al bambino fin da piccolo, ancora prima dei tre anni, quando il cervello è al massimo delle sue potenzialità di “assorbimento” (le ricerche lo hanno dimostrato in modo inequivocabile), avere la fortuna di poter contare, in classe, su una valida maestra.
Ma quando si è a casa?
Fare o non fare i compiti con il bambino?
Se l’obiettivo è solo quello di “far entrare in testa”, volenti o nolenti, le cose imparate a scuola, allora può anche andare bene fare i compiti con un genitore.
Io sono però convinta che ci siano altri obiettivi PIU’ IMPORTANTI del semplice acquisire delle conoscenze, ovvero:

–          Far sì che il bambino impari ad organizzarsi in modo autonomo un lavoro che deve svolgere; pensando ad un futuro lavorativo, la dote più richiesta non è certo quella di saper scrivere sotto dettatura, poiana alle spalle, bensì quella di saper valutare quanto tempo occorre per fare un lavoro, organizzarlo e svolgerlo in autonomia, rispettando i tempi concordati);
–          Far sì che il bambino sviluppi una motivazione INTRINSECA allo studio e non ESTRINSECA (faccio i compiti perché sono una cosa mia che mi piace, non perché mamma o la maestra mi obbligano o mi premiano/puniscono). La motivazione intrinseca è un buon indicatore di successo scolastico;
–          Far sì che il bambino sviluppi un senso di autostima e autoefficacia (riesco ad eseguire e completare da solo un lavoro che mi è stato affidato, sono competente)
–          Dare un feedback alle maestre in merito al loro operato (se i compiti sono sempre tutti giusti perché sono stati corretti dai genitori, le insegnanti si rendono meno conto di quali cose è necessario rispiegare).
Se teniamo a mente questi obiettivi, risulta chiaro come l’aiuto costante dei genitori durante i compiti assegnati a casa, non sia per nulla proficuo.
Io invece consiglio di:
–          Parlare chiaramente al bambino del fatto che i compiti sono una cosa SUA, lui ne è il CAPO, e sono una cosa molto importante (valorizzando anche la scuola, non dire che è una scocciatura ecc);
–          Aiutarlo ad immaginare come può organizzarsi per farli (es perché non li dividi, metà oggi e metà domani..ecc), il che non vuol dire organizzargli in toto il lavoro;
–          Se il bambino vuole seguire una sua modalità organizzativa, LASCIARLO FARE, anche correndo il rischio che non riesca a finirli; se questo accade, non mortificare il bambino con frasi come “ecco, hai visto, te l’avevo detto che non li finivi”, ma sostenerlo nel suo tentativo dicendo frasi come “oggi non ti sei organizzato bene, la prossima volta sicuramente farai meglio” (La volta successiva invitarlo a tenere conto di quanto accaduto nel tentativo precedente)
–          Assicurarsi che il bambino abbia la tranquillità necessaria a svolgere il suo lavoro (niente fratelli che disturbano, musica o tv accesa ecc)
–          Proporre al bambino al termine dei compiti di guardare insieme il lavoro che avrà svolto e lodarlo per il fatto che l’ha svolto in autonomia;
–          Proporsi al bambino come interlocutore per le lezioni da imparare ORALMENTE (“mi dici la poesia, mi vuoi ripetere la lezione di geografia?”, ecc) oppure come aiuto nei casi in cui il bambino non abbia compreso una regola, limitarsi a spiegare la regola o la consegna, poi lasciar continuare il bambino da solo.

Nella seconda parte del post affronterò meglio il tema della motivazione e del metodo di studio, riferendomi anche ai ragazzi più grandi..nel frattempo..che ne pensate?

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